Power Chase - a caccia di energia

Power Chase - a caccia di energia

I've got the power! così ballavamo agli inizi dell'ultima decade del 2° millennio. Transizione ecologica, accelerata dalla guerra di fatto con il primo fornitore di energia della UE ci portano a "cercare" energia che ora non abbiamo a sufficienza. Come siamo arrivati al deficit energetico, ha un senso cercare una soluzione condivisa nella UE e quali saranno le catene da infrangere per arrivare ad un nuovo equilibrio in un paese conservatore quanto un dinosauro quale è l'Italia?

Avete sculettato? bene! ora cerchiamo di ragionare.

Trigger del post

Poca fantasia, viste le bollette di gas ed elettricità dell'autunno-inverno 2021/22 qualche porcone lo abbiamo tirato tutti, e molte famiglie, ma anche imprese, si sono trovate a dovere finanziare un costo imprevisto superiore ai margini di tolleranza ordinaria cercando di riesumare l'antica eccellenza italica nell'arte dell'arrangiarsi. 

Sul sito del GME (Società del MEF) potete scaricare le evoluzioni dei prezzi. E' evidente che quanto successo nell'anno termico 2021/22 (ott.2021-sett.2022) è incredibilmente fuori dal normale. Il fumus è che quel gran figlio di una mignotta di Vlad-The Imploder- Putin si sia fatto finanziare la guerra in Ucraina dagli utenti occidentali, con le compagnie energetiche nazionali ben contente di partecipare al lauto pasto. Gas a 10X e Elettricità a 5X le quotazioni ordinarie sono uno shock non spiegabile dalle fluttuazioni del mercato.

 

 

Appena ci si è resi conto che Putin non stava facendo il "colpaccio" in Ucraina, come già avvenuto in Georgia, Crimea e Donbass (a bass del Don, come ama dire il Nick), i prezzi sono scesi a meno della metà del massimo, ma pur sempre 5X i valori normali

 

Il livello di indipendenza energetica nei paesi UE

Le statistiche energetiche Eurostat sono una miniera di informazioni in tema. Ne ho estrapolate due: evoluzione della indipendenza energetica (% di energia primaria prodotta nel paese/energia disponibile). Come noto è ad oggi complesso e antieconomico immagazzinare energia, se non per piccole quantità (pile, batterie), quindi l'energia disponibile è una ottima approssimazione per l'energia richiesta dal sistema.

Per gli interessati questo il database ottenuto combinando i dati Eurostat sulla produzione primaria di energia per fonte ponderati per il rapporto tra produzione primaria ed energia disponibile. Per la Legenda e i dettagli della classificazione chiedete al solito a RAMON.

 

Questi gli andamenti dei principali paesi UE e dei due aggregati EU27 (ovvero la attuale configurazione post Brexit) e EURO19 (i paesi dell'area Euro):

 

Sempre su Eurostat è possibile prelevare le componenti della produzione primaria. Mi sono fermato al primo livello di dettaglio SIEC. Qui i grafici aggregati

  

E qui il dettaglio per singolo paese:

    

Le componenti non sono tra di loro indifferenti. I combustibili fossili, come carbone e petrolio, hanno un elevato impatto ambientale. Per le rinnovabili (smaltimento componenti) e il nucleare (smaltimento scorie) i problemi sono nel lungo periodo, mentre l'impatto ambientale immediato è pressoché nullo. 

L'Irlanda aveva ad inizio del periodo di osservazione una forte componente di produzione primaria con la torba (!) materiale però fortemente inquinante. La Danimarca ha una completa indipendenza energetica grazie all'utilizzo del petrolio del mare del Nord e l'Estonia sfrutta lo "shale oil" il petrolio nella roccia o olio di scisto.

Vediamo ora come si è evoluta la quota di gas naturale russo (SIEC 3000) sul totale degli acquisti del prodotto.

Una ultima informazione: quanto pesa la Russia nel mercato mondiale del gas? Secondo gli ultimi dati disponibili nella bancadati gratuita dell'ONU il 17% e sbrisga.

La faccenda del nucleare    

Da più parti si dice che "ah, se avessimo il nucleare". Come noto sulla base di un referendum popolare con esito bulgaro e conseguenze paragonabili alla scelta di liberare Barabba vs Gesù l'Italia dalla fine anni '80 si è proclamata repubblica nuke free, pur circondata da centrali francesi, svizzere, slovene (ma non austriache).

Quanto è costata la rinuncia? difficile fare un bilancio preciso. Possiamo però stimare un costo medio per famiglia moltiplicando i differenziali di prezzo (disponibili dal 1991) per il consumo medio a famiglia stimato da ARERA (2900 Kw). Il costo a famiglia, a prezzi 2020, è pari a 8500 € circa nel periodo 1991-1° semestre 2021. Fonti: Consumo ARERA - Differenziali di costo Eurostat - Coefficienti di rivalutazione ISTAT

Notare l'evoluzione. Malgrado i costi si stiano riavvicinando come effetto delle aperture dei mercati, la Germania da quando ha rinunciato al nucleare per affidarsi al gas russo ha vissuto un pesante aumento della bolletta energetica. L'incremento più significativo è avvenuto dal 2011, ovvero da quando è entrato in funzione il gasdotto "Northstream"

Per concludere

Poche balle: rinunciare al gas russo è possibile, ma va fatto differenziando il più possibile le alternative, in modo da mantenere o migliorare la "bolletta CO2" e di non creare altre situazioni di sudditanza. 

Andranno migliorate tecnologie e modificate abitudini di consumo per rendere meno impattante economicamente la transizione. Soprattutto andrà tenuta sotto controllo la "nimby" culture, in particolare tramite i canali social e le cosiddette "trasmissioni di approfondimento" nelle quali possono essere veicolate informazioni fasulle sulla pericolosità degli investimenti energetici, come già avvenuto per la TAP.

Per fare questo bisognerà, oltre a favorire gli impianti di rinnovabili (comprese le pale eoliche e il biogas), potenziare i rigassificatori sulle coste e procedere anche a trivellazioni. Tutte attività avversate da comitati ed enti locali sulla base di motivazioni pseudo scientifiche ma con pesante impatto elettorale. Quindi servono strumenti legislativi che possano permettere di agire esautorando i poteri locali. 

D'altronde Mattei ha metanizzato l'Italia facendo gli scavi di notte e mettendo i sindaci davanti al fatto compiuto.