Aspettando il MAC LAB

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Con la approvazione di Atto Camera 1324, già approvato dal Senato a luglio, Atto Senato 651, si è concluso l'iter parlamentare di un DDL fortemente voluto dal Governo e in particolare dal Ministro Lollobrigida sul divieto di produzione e commercializzazione della cosiddetta "carne coltivata". 

Poiché nel mercato unico la circolazione delle merci non può essere ostacolata per i prodotti immessi in libera pratica, questa legge andrà cestinata non appena la carne coltivata sarà autorizzata dalla Commissione Ue. Quindi può essere veicolo di propaganda non oltre le politiche 2027 (o prima se saltano "la donna-madre-italiana-cristiana" e compagnia bella).

Motivazioni del provvedimento e circostanze della sua approvazione rivelano una sensibilità pre-illuministica dei nostri parlamentari. Non solo, si è aperta una crepa preoccupante nella percezione del prestigio del Legislatore, che si estende ai servizi parlamentari e ministeriali che hanno redatto i documenti preparatori.

L'aspetto più preoccupante è che in questa vicenda è mancata anche la buona fede dei politici coinvolti, non essendo state osservate le due prassi prescritte per ogni decisione in materia scientifica:

  1. acquisizione di giudizi indipendenti
  2. consultazione degli stakeholders (oltre agli allevatori, consumatori, ambientalisti, industrie alimentari ecc...).

Questo l'iter suggerito il 28 marzo 2023 (quindi ante presentazione del DDL) da FAO/OMS ai legislatori:

I dossier di documentazione riguardano infatti solo pareri di impatto erariale e costituzionalità. Nessuna traccia di pareri tecnici né di ascolto dei diversi punti di vista. Evidentemente la parte tecnica era già stata dettata da altri soggetti estranei al Parlamento.

Ad oggi due paesi (Singapore e USA) hanno autorizzato al commercio della carne coltivata, according to FAO.

Al solito le parole in blu sono indici di collegamenti ipertestuali per approfondire o documentare le affermazioni.

Cos'è la "carne coltivata"

Se nell'allevamento tradizionale si fa crescere un animale, lo si uccide e macella, si lavorano alcuni pezzi ed altri vengono smaltiti come rifiuti, ed il resto entra nel giro della distribuzione commerciale, nella "carne coltivata" si prelevano alcune cellule dell'animale con una biopsia, le si fanno moltiplicare e consolidare sino ad arrivare a dimensione commercializzabile.

Ad oggi e nella prospettiva di medio termine non si ipotizzano altre forme rispetto al macinato. Sembrano promettenti gli esperimenti per produrre organi come il fegato, preludio ad un foie gras animalista.

La FAO ha già raccolto diverso materiale sul tema.  Propongo un breve video prodotto dalla Organizzazione sovranazionale.

 

Time line normativo

Esordio al Senato

Il 7 aprile 2023 i ministri Lollobrigida (Agricoltura e pippe varie) e Schillaci (salute) presentano un DDL per vietare in Italia la produzione e commercializzazione di "carne sintetica". 

L'assunto è molto semplice, quanto completamente sballato: per difendere la nostra alta tradizione culi-in-aria e per tutelare la salute dei consumatori che potrebbero essere "inoculati" di 5G tramite fettine elaborate in laboratorio.

La assurdità scientifica della norma è riassunta dalla Senatrice (a vita) Cattaneo: si dichiara la pericolosità del prodotto (senza fornire prove), non viene prevista neppure prova contraria, vietando addirittura la detenzione di alimenti o mangimi "isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati", raccogliere prove empiriche. Un metodo in uso ai tempi della caccia alle streghe: se galleggi sei moglie di Satana e ti bruciamo, se vai a fondo eri una brava ragazza, ma bisognava provarlo e ...RIP.

Allo stesso modo si dichiara che il prodotto minerebbe le tradizioni enogastronomiche, anche in questo caso senza alcuna analisi di mercato né del posizionamento dei futuri Lab Burgher nel catalogo delle offerte commerciali

Il DDl viene velocemente approvato in Senato con l'aggiunta del divieto di denominazioni che possano essere fraintese da subnormali come "Veg Burgher", "Plant Based Meat" ecc..

Resta il dubbio se potremo più chiamare "Dolce Salame" il salame di cioccolato.

Il DDL viene approvato nella seduta numero 89 del 19 luglio 2023 con 93 voti a favore, 28 contrari e 33 astenuti. Nota bene: i presenti votanti erano 154. Se le opposizioni avessero abbandonato l'aula al momento della votazione finale non ci sarebbe stato il numero legale per validare il voto. I senatori erano 206, quindi ne servivano 104 contro i 93 di maggioranza. Intensità di "aiutino" delle opposizioni alla maggioranza: 104-93/104 = 10,58%.

La autorizzazione comunitaria (richiesta e poi ritirata)

Dopo il passaggio al Senato, a qualcuno tra i molli colli nella bassa valle del Tevere deve essere venuto in mente che apparteniamo ad un mercato comune, con regoli comuni di commercializzazione degli alimenti. Eppure i maldestri si sono sempre lamentati dei vincoli comunitari come documentano queste due "esternazioni".

Ricordiamo una Meloni che si inalbera sulle imposizione europea del diametro minimo delle zucchine.

 

E il compagno di merende Salvini inorridito dal diametro delle vongole.

 

Invocando quindi la mancanza di normativa comunitaria (che avrebbe comunque superato la norma italiana), viene avanzata una richiesta di autorizzazione ad introdurre il divieto nel territorio italiano. Idea assurda in un contesto di mercato unico senza controlli doganali, ma comunque lo hanno fatto.

Questo l'iter in commissione

Notification Number: 2023/0469/IT (Italy)
Date received: 27/07/2023
End of Standstill: 30/10/2023 (withdrawn)

Manca quindi un giudizio della Commissione. Per cortesia istituzionale si è infatti suggerito di ritirare la richiesta onde evitare l'imbarazzo di tradurre in linguaggio diplomatico l'unico giudizio possibile: STRONZATE! 

Propongo alcune considerazioni contrarie al provvedimento: 

  1. è falso che manchino strumenti normativi per autorizzare al commercio la carne coltivata. I documenti parlamentari dimenticano la "Novel food regulation" 2015/2283. Quindi non ha senso un intervento sussidiario in absentia del Legislatore italiano 
  2. non esiste una autorizzazione EFSA alla commercializzazione della "carne coltivata perché ancora non c'è alcuna richiesta in tal senso (gli hamburger coltivati costano ancora più di 10 volte la "svizzera" del super). Il legislatore italiano ha quindi sofferto di eiaculatio precox.
  3. biologicamente la "carne coltivata" è carne, quindi non si comprende perché dovrebbe essere diversamente denominata
  4. la legge considera gli interessi degli allevatori a pregiudizio di tutti gli altri stakeholders (ambientalisti, animalisti, vegetariani, produttori di nuovi cibi)
  5. è incompatibile con il mercato unico ponendo delle inaccettabili limitazioni alla circolazione delle merci
  6. è incompatibile con la strategia ONU 2030 di mitigazione delle emissioni
  7. è incompatibile con la strategia di mitigazione dei rischi di infezione alimentare (la carne coltivata non è contaminabile con batteri fecali)
  8. Il provvedimento non è valutabile dai consumatori perché non supportato da alcuna evidenza scientifica né da studi preliminari. 

Iter alla Camera

Sicuri della bocciatura UE, ma pressati dai lobbisti di turno, il provvedimento viene presentato alla Camera e calendarizzato già il 6/11 (il ritiro della richiesta di autorizzazione è del 31/10).

Poco da dire alla Camera. Come accade a molti provvedimenti della XIX legislatura l'esame viene fatto in una sola delle Camere (in barba alla Costituzione) e l'altra si limita al signorsì ai capibastone della politica. Approvazione con 159 voti a favore, 53 contrari e 34 astenuti. L'intensità dell'"aiutino" delle opposizioni è qui oltre il 20%.

Divertente l'alternarsi dei peones della politica a ripetere a pappagallo i due dogmi della norma (tutela della salute e minaccia alle tradizioni) sempre con ampio sfoggio di retorica, ma nessun supporto scientifico alle affermazioni. Anche qui qualche parola contraria si sente, ma il provvedimento viene approvato, come nel caso del Senato, con l'aiuto degli astenuti e dei dissenzienti delle opposizioni, abbastanza da permettere di raggiungere il numero legale, ma non troppi da mettere a rischio la approvazione.

Notare che il voto finale è avvenuto in un clima di intimidazione ad opera della lobby proponente, la Coldiretti.

 

Da ferrarese segnalo che, se i principi di Coldiretti fossero stati ossequiati nel Rinascimento, non ci sarebbe né il cappellaccio di zucca IGP, né il pampepato di Ferrara IGP. E saremmo rimasti senza olio per friggere visto che non avremmo avuto i rifornimenti dal Canada (ricordate il no CETA).

Stato dell'arte (scientifico)

Come attesta EFSA (l'Agenzia per la sicurezza alimentare UE) la carne coltivata è ancora allo stadio infantile. La sua introduzione prospetta importanti risultati sotto il profilo della sostenibilità ambientali (non ci sono emissioni) e sicurezza batterica (non essendoci macellazione, non ci sono rischi di contaminazione da batteri fecali). 

Secondo un recente studio di CE Delft (istituto di ricerca specializzato olandese) i parametri di valutazione ex-ante di LCA (life-cycle-assessment ovvero valutazione del ciclo di vita dell'investimento) e TEA (Techno-Economic Analysis) sono estremamente promettenti: la carne coltivata ha un impatto ambientale inferiore del 92% rispetto alla carne da allevamenti.

Sempre la TEA dell'Istituto olandese ci suggerisce il motivo per cui non è ancora stata presentata alcuna richiesta di autorizzazione al commercio. A prezzi 2021 (data dello studio) la carne coltivata costava circa 1700 US$ al kg (1500€ al cambio 2021). il range di variabilità del costo di produzione, a seconda della efficacia della riproduzione cellulare, andava da 150US$/Kg fino a oltre 22.000US$/Kg. 

Secondo l'istituto di ricerca la carne coltivata dovrebbe diventare competitiva (e quindi essere eligibile per la richiesta di autorizzazioni) attorno al 2030.

E' ancora un prodotto di laboratorio, quindi le evidenze scientifiche non sono ancora state esaminate compiutamente, lo saranno tra almeno un lustro, ovvero quando si avvicinerà il momento della commerciabilità.

OMS e FAO hanno già promosso una consultazione di esperti a fine 2022, basata sui risultati acquisiti nei paesi in cui lo sviluppo della carne coltivata è più avanzato (Israele, Singapore, Qatar). Ne è uscita una pubblicazione in primavera 2023: Food safety aspects of cell-based food.

La posizione è la stessa di EFSA. La carne coltivata è estremamente promettente, ma mancano ancora sufficienti evidenze empiriche per valutare compiutamente eventuali rischi per la salute e strumenti di prevenzione di tali rischi. 

La raccomandazione FAO-OMS è l'esatto contrario della posizione del legislatore italiano: si invita ad agevolare gli investimenti nel prodotto in modo da accelerare il processo di acquisizione delle informazioni indispensabili a documentarne la salubrità (sulla quale non sembrano esserci molti dubbi) e, soprattutto, le prassi per assicurare la sicurezza alimentare nell'intero ciclo del prodotto, dalla fabbrica alle nostre budella.

Posizionamento di mercato

Si punta ad arrivare ad un costo al kg della carne coltivata sotto i 6€/kg (CE Delft9). Considerando che il prezzo medio della carcassa di bovino è sui 5€/kg (scarti compresi), il prezzo è compatibile con prodotti come hamburger, macinato e simili.

Non ci sembra che un tale posizionamento di mercato possa creare concorrenza alla "Bistecca" di razze nobili, o ad altri prodotti di qualità come il Bue di Carrù, la Romagnola ecc...

Il prodotto si posiziona evidentemente sulle fasce basse di mercato, quelle che alimentano i vari fast food, e che costituiscono fonte di proteina a basso prezzo. La concorrenza è chiaramente (anche se al momento solo in prospettiva) nei confronti degli allevamenti intensivi o allevamenti-lager. Coldiretti, come tutte le corporazioni, tutela i "peggiori" tra i propri aderenti. 

Peso di allevatori e si altri stakeholder nell'economia

Nel dibattito parlamentare si cita l'agricoltura come settore chiave per l'economia italiana. Anche questo senza nessuna cognizione di causa.

Dai dati Eurostat (serie nama_10_a64) deduciamo che il paese in cui conta di più il macrosettore A (agricoltura, che comprende allevamento, silvicoltura e pesca/itticoltura) è la Romania, dove il codice supera in media 2013-2022 il 6% del valore aggiunto lordo annuo. Questi i pesi dei settori in media (2013-2022) in termini di addetti e valore aggiunto.

Se gli addetti in tutta la agricoltura sono il 3,6% del totale impiegati, i più vicini stakeholders (Industria alimentare, che trarrebbe vantaggio dalla carne coltivata) conta per la metà circa.

Non solo, i dati sono disponibili per macrosettore. Mediamente, nel decennio appena trascorso, l'intero settore dell'allevamento, compreso quindi quello di qualità non toccato dalla normativa, ha un peso in valore aggiunto a prezzi correnti di circa 1/3 sul totale dell'agricoltura (Macrocodice NACE "A").

Uscendo dall'ambito dell'economia, Secondo EURISPES nel 2022 la popolazione vegetariana è circa il 6,6% degli italiani (di cui un 2,4% vegani), e alle tematiche del benessere degli animali sono sensibili l'80% degli italiani, tanto da inserire all'Art.9 della Costituzione il tema ambientale con la Legge Costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1. Ovviamente vegetariani e animalisti hanno in materia interessi divergenti dagli allevatori.

Curioso che nell'iter Parlamentare i pesi nella discussione sono stati 100 per gli allevatori e 0 per tutti gli altri interessati.

Giudizio di sintesi

Si tratta di un provvedimento incompatibile con le radici umanistico-illuministiche dell'Unione europea.

Più che principio di precauzione, la dominante di questo provvedimento demenziale è il principio di sfigatismo. Ovvero favorire i peggiori a scapito del progresso per tutti.

I parlamentari hanno preso una decisione a tempo determinato senza alcun riferimento ai blueprints per decisioni collettive in materia scientifica. Durerà meno di un lustro nelle migliori previsioni, oppure saremo nella merda perché avremo abbandonato il mercato unico.

Nessun riferimento a opinion scientifiche indipendenti, nessuna audizione degli stakeholders, insomma il Parlamento ha inghiottito un disco già registrato da altri e lo ha fedelmente riprodotto come un juke-box (strumento caro al revival anni '50 così di moda in maggioranza).

Responsabilità piena della cazzata assunta (stimatevi) da governo e maggioranza, in realtà il provvedimento è passato senza scomodare ministri e sottosegretari grazie all'aiutino in termini di presenza in aula delle opposizioni.

Si consiglia a IPZS la stampa diretta su ovatta di cellulosa della GU su cui sarà pubblicata questa legge.