Taxi - Corporativismo autolesionista

Taxi - Corporativismo autolesionista

Il trigger del post nasce da un episodio di fine luglio. Per una serie di ritardi aerei ci troviamo senza mezzo per fare l'ultima tratta da Rogoredo a casa. Valutiamo tutte le ipotesi, anche le più assurde, prima di arrivare alla naturale conclusione: prendiamo un Taxi.

Se la naturale alternativa al trasporto pubblico viene considerata solo come extrema ratio, beh, Huston, abbiamo un problema.

Il problema è che nelle aspettative collettive oramai il servizio taxi non è più concepito come tale. La causa?  vedi le innumerevoli immagini di code fuori da stazioni e aeroporti. Troppi pochi operatori, spesso non disposti ad accettare pagamenti digitali, o a effettuare percorsi extraurbani e con una distribuzione delle postazioni inefficiente.

Come in tanti altri casi, in primis la Coldiretti e la CGIL, ma anche Ordini professionali, e organizzazioni imprenditoriali, la direzione dei "corpi intermedi" con criteri corporativi da parte di personaggi oramai più simili a politici che a portavoce di operatori economici, si è spinta talmente avanti nel tutelare piccoli privilegi da fare perdere di vista la crescita, professionale ed economica.

Il corporativismo è una delle cancrene d'Italia, forse il peggior ostacolo alla crescita della ricchezza. Le corporazioni difendono prezzi alti, servizi o beni di scarsa qualità e disincentivano ogni innovazione, al prezzo di deprimere anche il proprio mercato.

Per andare avanti dobbiamo estirpare lo spirito queste organizzazioni corporative, siano sindacati, Ordini professionali, Organizzazioni imprenditoriali fino alle organizzazioni di enti locali come l'ANCI. Bisogna necessariamente riconvertire queste organizzazioni da cartelli ad enti associativi a libera adesione e in concorrenza tra loro.  La alternativa è l'eterno declino italiano che abbiamo visto in questi 30 anni. Emblematico il caso dei taxi.

Ritornando al caso dei taxi

Il problema è che i vincoli corporativi, dettagliatamente declinati nel documento unitario sul ddl concorrenza del Governo Draghi, nella difesa delle posizioni dei taxisti di oggi, sono talmente miopi da non considerare la reazione del mercato. Se i taxi non si trovano, o non accettano carte di pagamento, allora mi abbono al car sharing, bike rental, mi compro un monopattino, una bici o una moto, o mi metto in auto e mi sciroppo tranquillo i blocchi del traffico scorrendo i social. Ma mi dimentico l'esistenza del taxi.

Il mercato entra quindi in un loop: si rafforzano i vincoli per difendere i privilegi, ma la inefficienza del servizio riduce la domanda.

Dal 2006 (la famosa Legge Bersani 226/2006) i tentativi di apertura del mercato si sono scontrati contro il cartello delle associazioni di categoria, con risultati nulli per il mercato.

Se ne esce? certo: liberalizzando il mercato e verificando il rispetto dell'obbligo di ricevere pagamenti digitali.

I numeri

Eurostat produce delle statistiche su alcuni indicatori di business. Andiamo al primo anno post pandemia. Il 2021 quando le vaccinazioni diffuse anti COVID e le regole condivise avevano permesso di riaprire i movimenti di persone. Il codice NACE/ATECO è ovviamente H49.32 che corrisponde alla attività di trasporto con taxi.

I parametri di confronto sono la dimensione del mercato Taxi rispetto alle altre economie UE, e i dati medi di volume di attività e dimensione delle imprese, sempre rispetto alle altre economie. I dati sono incompleti, ma sufficienti per potere trarre utili indicazioni.

Prima indicazione: dimensione del servizio rispetto all'economia

Decisamente al di sotto degli standard europei. Meno della metà della media europea. Numero addetti significa disponibilità di mezzi, visto che non esistono taxi a guida autonoma in Europa.

Quanto mercato ha "bruciato" l'atteggiamento corporativo dei sindacati dei taxisti? Un indicatore può essere la spesa per taxi per abitante, ottenuta dividendo il fatturato per i residenti. Risultato? direi che il mercato italiano potrebbe posizionarsi almeno a 3 volte il volume attuale di attività. La obiezione classica è: "ma non si considera il nero". Sicuri che sia l'unica spiegazione?

Seconda indicazione: non è vero che aprendo il mercato arriverebbero solo multinazionali

La "grande minaccia" paventata dalle corporazioni è l'arrivo delle multinazionali. Premesso che andrebbe spiegato perché dovrebbe costituire una minaccia, visto che le grandi imprese sono quelle in Italia a trattare meglio dipendenti e fornitori, la affermazione risulta totalmente falsa se esaminiamo i dati di mercato in Europa. Nel caso di maggiore concentrazione, la Germania, la dimensione media di una impresa è di 6,4 addetti (dipendenti e indipendenti), e un fatturato di 176.600€. Dati ben lontani dal concetto di multinazionale