19 luglio 1620 - il Sacro macello di Valtellina

19 luglio 1620 - il Sacro macello di Valtellina

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Oggi ricorre l'anniversario di una pagina vergognosa delle persecuzioni religiose in Europa. Il "Sacro Macello di Valtellina", che in pochissimi giorni costò la vita a diverse centinaia di valtellinesi di fede evangelica. Come in altre "crociate" l'elemento religioso è la scusa per un obiettivo pratico. Nel nostro caso fornire un corridoio logistico per gli Asburgo di Spagna nella Guerra degli 80 anni (che portò alla indipendenza delle Provincie Unite e alla nascita della moderna Olanda) e un supporto ai loro alleati Asburgo d'Austria impegnati nella Guerra dei 30 anni. Incidentalmente "regolare" alcuni conti tra potenti locali.

Inquadramento storico-logistico

Già dagli inizi del conflitto tra Asburgo (e loro alleati cattolici) Vs principati protestanti appoggiati da Francia, Venezia, Olanda, Svezia si pone il problema della logistica degli "imperiali". L'Adriatico è dominato dalla ostile Serenissima, il rifornimento a nord minacciato da Francia e Svezia, unica via di rifornimento (e di ricongiunzione con gli Asburgo spagnoli) passa dal porto di Genova, Milano (saldamente in mano iberica) e i passi alpini.

 

La storica "Via Spluga" costruita dai romani aveva diversi svantaggi: l'impraticabilità del passo nei mesi invernali, e dovere attraversare ampie zone ostili dei cantoni svizzeri prima di arrivare al Lago di Costanza, e quindi ai confini imperiali. Ma soprattutto era percorribile solamente da muli e da portatori, quindi con una capacità logistica ridotta. Ricordiamo che si scollina ad oltre 2100 metri.

Più agevole la via di Valtellina, che poteva approfittare della navigazione lacustre fino a Colico, per poi attraversare tutta la piana e attraversare i passi alpini di Aprica e Tonale (lo Stelvio fu aperto solamente agli inizi dell'800). Il primo (Aprica) a 1181 metri, già utilizzato dai Romani, il secondo (Tonale - 1883 m) dai tempi di Carlo Magno. La minore altitudine e la salita meno aspra consentivano ben diverse portate.

 

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Anche questa seconda via era al momento insicura. L'intera Valtellina (all'epoca divisa in Contado di Chiavenna, Terzieri di Valtellina e Contado di Bormio) era associata alla Repubblica delle Tre Leghe (nata per difendersi dagli Asburgo) da oramai un secolo circa. Il peduncolo di percorso tra Aprica e Tonale era nel territorio della Serenissima, anche se poco vigilato e poco controllabile dalla Repubblica.

Il massacro

"Ma, dolorosa verità! L'uomo ha più da temere le passioni dei suoi simili che i disastri della natura." Cantù, Cesare. Il Sacro Macello Di Valtellina.

Gli antefatti sono abbastanza comuni: esigenze strategiche, piccole beghe tra potenti locali legati agli spagnoli o ai Grigioni, voci incontrollate di imminenti pulizie etniche ad opera degli evangelici, e il gioco è fatto: Giacomo Robustelli fa scattare una spedizione degna del Battaglione della Morte dello Sturmbannführer Reder. Dopo essersi infiltrati in Tirano durante la notte, all'alba del 19 luglio 1620, un commando reclutato dal Robustelli senza troppi scrupoli e armato dal governatore di Milano, sequestrarono e massacrarono leader politici, ma anche semplici uomini, donne, e bambini. Lasciamo la parola al Cantù:


Là sul biancheggiare dell'alba quattro archibugiate danno il segno convenuto, le campane suonano a popolo, compunti il cuore di paura, balzano dal sonno i quieti abitanti, ma come all'uscire ascoltano gridare 'ammazza ammazza', e vedono darsi addosso ai Riformati, tutti sentono il perché di quell'accorruomo. Ogni cosa è un gridare, un fuggire, un dar di piglio all'armi, chi per difesa, chi per offesa, e piombare sovra i nemici, e difendentisi invano, gridanti a Dio mercé della vita e dell'anima, tra le braccia delle care donne che ponevano i bambini a pié dei sicarj per ammansarli, e tra i singulti degli innocenti figliuoli, nelle case, per le strade, sui tetti, trucidarli.

Il bilancio finale varia tra i 500 e i 700 evangelici massacrati tra il 19 e il 23 luglio 1620. 

Esito

Massacrata la leadership evangelica, e massacrati o intimoriti i credenti, il Duca di Feria ebbe buon gioco nel riportare la Valtellina sotto il dominio Spagnolo. Fu un equilibrio di breve durata, già nel 1623 l'ugonotto francese Rohan riprese alla causa riformata la valle, e alterne vicende caratterizzarono la via logistica sino al termine della guerra dei 30 anni. Il destino della Valtellina si era però delineato: dalla Confederazione Svizzera viene definitivamente attratta alle vicende italiane.

Eredità

Il Forte di Fuentes, in quel di Colico, è memoria dell'importanza strategica della Valle, e del suo status di terra contesa nel XVII secolo. Pian di Spagna, nei pressi del Lago di Mezzola, ricorda la dominazione ispanica di quei luoghi.